Care amiche ed amici,

ogni anno il 25 novembre si celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e la Fondazione Un Raggio di Luce ha sempre organizzato un evento per ricordare a tutti quanto sia importante combattere questo odioso fenomeno. Quest’anno a causa della pandemia Covid-19 non possiamo farlo ed allora ho pensato di condividere con voi alcune riflessioni.

La violenza di genere nel mondo e in Italia è un fenomeno criminale che colpisce per la crudeltà ed efferatezza degli omicidi, per le modalità con cui vengono perpetrati e per i futili motivi che molto spesso sono alla base di questi crimini. La Fondazione è impegnata da molti anni a contrastare questo fenomeno, particolarmente in Nepal, Paese in cui si sommano diversi fenomeni, fra cui credenze religiose, popolari e l’ordinamento sociale  per caste che, specialmente nelle zone rurali portano a ripetuti episodi di violenza contro le donne e ad una qualità della loro vita veramente molto bassa.

Ci siamo quindi  attivati  per cercare di eliminare o perlomeno ridurre al minimo la violenza di genere nelle zone in cui operiamo e in particolare siamo riusciti a eliminare in molte comunità il fenomeno del chaupadi, cioè l’isolamento delle donne durante il periodo del ciclo mestruale quando, poiché sono considerate impure, vengono costrette a  vivere e dormire in piccole capanne, dette appunto “chaupadi goth”,  non possono cucinare, frequentare gli altri membri della famiglia, recarsi al tempio per pregare, ecc. L’azione della Fondazione si è concretizzata in programmi specifici dove la figura del gender facilitator, quasi sempre una donna, ha rivestito un ruolo cruciale. Queste professioniste contattano le famiglie e le donne, esortandole a parlare dei problemi di violenza familiare, dell’isolamento del chaupadi, dei carichi di lavoro troppo pesanti a cui sono sottoposte, delle condizioni di salute e di tante altre difficoltà che si sono trovate ad affrontare nella loro vita. Successivamente, parlando pure con gli uomini, i problemi vengono affrontati anche da un punto di vista culturale, sociale e medico e, negli anni, si è arrivati a risultati molto incoraggianti. A oggi 26 villaggi per un totale di 546 famiglie, circa 3.000 persone, sono stati dichiarati “Chaupadi free” e la violenza di genere è diminuita.

Questa esperienza ha portato la Fondazione a riflettere in generale sul fenomeno della violenza contro le donne ed in particolare su quello che avviene oggi in Italia. I dati ISTAT disponibili parlano di 133 donne uccise nel 2018, in pratica una ogni tre giorni, e nell’81,2% dei casi l’autore dell’omicidio è una persona conosciuta. Nel 47,4% dei casi si tratta del partner attuale, nel 7,5% del partner precedente, nel 24,8% di un familiare. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’ISTAT in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne il 25 novembre 2019, 88 donne ogni giorno, una ogni 15 minuti, sono vittime di violenza da parte di uomini. Durante il periodo del lockdown causato dal covid19 il fenomeno si è ulteriormente incrementato e le chiamate al numero verde 1522 sono state ben 5.031, il 73% in più dello stesso periodo del 2019. Non dobbiamo inoltre dimenticarci della violenza e dell’emarginazione nei confronti della comunità LGBT+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender) ed i recenti fatti criminali accaduti a Caivano ricordano l’urgenza del problema.

Sono dati che lasciano increduli: come è possibile tutto ciò? Di fronte a questo brutale fenomeno dobbiamo reagire, trovare un modo per cercare di attenuare e poi eliminare del tutto questa violenza assurda. Possiamo farlo in tanti modi, la Fondazione in passato ha sostenuto centri antiviolenza nella nostra provincia, ma sicuramente uno dei più efficaci è quello di parlarne con i giovani, i ragazzi, le persone cioè che un domani si troveranno, da adulti, a dover affrontare situazioni potenzialmente pericolose. Solo l’educazione, la cultura, il rispetto per l’altra/o, al di là di differenze di genere o di altro tipo, possono combattere questo ripugnante fenomeno che ha sconvolto la vita di tante persone.

Il mio augurio è questo: che tutte/i possano essere considerate/i e amate/i per quello che sono, senza dover affrontare preconcetti e discriminazioni generate dalla mente di coloro che hanno paura di affrontare una realtà diversa da quella malata e barbara che solo riescono a immaginare

Un caro saluto

Paolo Carrara